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Studio Odontoiatrico Morassi, Cormons (GO)

Studio Dentistico

Anatomia dentale

I denti sono costituiti da una corona e una o più radici. La prima è la parte che vediamo fuoriuscire dalle gengive, mentre le radici in condizioni fisiologiche non sono visibili in quanto circondate dall’osso alveolare, a sua volta ricoperto dalla gengiva. Esse mantengono i denti nella loro posizione, resistendo agli sforzi masticatori grazie anche alla presenza del legamento parodontale, che ancora il cemento radicolare all’osso circostante. Il dente è costituito da un insieme di tessuti che ne garantiscono l’integrità strutturale e la resistenza all’usura. Lo smalto altamente mineralizzato ricopre la corona del dente. Essendo un tessuto inorganico, al termine dello sviluppo del dente, non si riformerà più, per cui si consuma progressivamente con l’età. La dentina costituisce il corpo del dente ed è meno mineralizzata e dura dello smalto. E’ un tessuto organico contenente al suo interno i tubuli dentinali, comunicanti con la polpa dove si trovano i vasi e le terminazioni nervose. Il cemento radicolare ricopre la radice e consente l’attacco delle fibre del legamento parodontale alla stessa, ancorandola in tal modo all’osso circostante. La polpa dentale contiene le terminazioni nervose e i vasi sanguigni che, attraverso i canali radicolari, garantiscono l’apporto ematico dal resto dell’organismo.

Odontoiatria conservativa

A seguito di eventi patologici (carie) o traumatici una parte più o meno estesa di tessuto dentario può essere persa. A seguito di ciò, per evitare la progressione del processo carioso o un’ulteriore frattura, o anche per motivi estetici, l’anatomia del dente viene ripristinata con l’utilizzo di materiali da otturazione che aderiscono alle superfici sane residue dell’elemento. La sintomatologia in presenza di carie è variabile, e dipende dall’estensione del processo carioso ma anche dalla percezione della singola persona. In particolare nelle fasi iniziali non vi è in genere alcuna sintomatologia, e pertanto le visite di controllo periodiche (supportate dall’ausilio radiografico se necessario) sono fondamentali per la prevenzione e una diagnosi precoce che favorisca un approccio più conservativo.

Endodonzia

Qualora carie profonde, otturazioni infiltrate o traumi più severi arrivino a interessare la polpa dentaria, si rende necessario il trattamento del sistema canalare del dente (devitalizzazione). Il paziente, a seconda della situazione, può presentarsi con forti dolori (pulpite) o può essere asintomatico (in caso l’elemento sia già “morto”). In ogni caso il trattamento, sotto anestesia locale, consiste nella disinfezione della camera pulpare e dei canali presenti nelle radici (endodonto), nella sagomatura e nel successivo riempimento di questi con il materiale da otturazione. Al termine della cura endodontica il dente dovrà essere riabilitato tramite una ricostruzione conservativa o protesica, principalmente in base alla quantità di tessuto dentario sano residuo e ai carichi masticatori.

Protesi fissa

Nel caso di una sostanziosa perdita di smalto e dentina a carico di un singolo una ricostruzione diretta in composito potrebbe non dare garanzie di un successo a lungo termine. In questo caso trova maggiori indicazioni una riabilitazione indiretta (corona protesica) previa ricostruzione, preparazione dell’elemento e presa di un’impronta di precisione. Il manufatto una volta cementato ristabilirà la funzione e la morfologia del dente limitando il rischio di fratture del tessuto residuo dello stesso. Riabilitazioni protesiche più estese (ponti) che richiedono la preparazione di più elementi hanno inoltre lo scopo di sostituire dei denti mancanti sfruttando la stabilità degli elementi residui sani.

Protesi mobile

Grazie alle più moderne tecniche restaurative e parodontali e all’avvento degli impianti, i manufatti mobili (o dentiere) parziali o totali rappresentano una soluzione riabilitativa certamente meno comune rispetto al passato. Sarebbe tuttavia sbagliato considerare la protesi rimovibile una disciplina di secondo piano. Essa rimane un’ottima soluzione nel caso gli elementi dentari rimanenti o volumi ossei insufficienti non permettano una riabilitazione di tipo fisso. Inoltre è indicata nei pazienti in cui, per problematiche sistemiche o per l’età avanzata, le procedure più invasive sono sconsigliate. Infine rappresenta solitamente la riabilitazione meno dispendiosa dal punto di vista economico per la sostituzione di elementi mancanti.

Paradontologia

In passato si riteneva che la perdita dei denti facesse parte del fisiologico processo d’invecchiamento dell’individuo e fosse pertanto un’evento inevitabile. E’ stata da ormai molti anni dimostrata l’erroneità di questa credenza, in quanto innumerevoli studi ormai dimostrano come la causa principale della progressiva mobilità e successiva perdita dei denti sia attribuibile all’azione di specifici batteri. La patogenesi degli esiti sopra citati è riferibile quindi alla Malattia Parodontale (volgarmente piorrea), un’affezione che colpisce non propriamente il dente bensì il parodonto, cioè l’insieme dei tessuti che circondano e supportano il dente (dal greco peri = intorno, odontos = dente). I batteri, sotto forma di placca, inizialmente colonizzano i tessuti superficiali provocando un quadro di gengivite, con rossore e sanguinamento. Questo stato d’infiammazione, seppur reversibile, se non trattato può evolvere in parodontite: l’infezione si estende ai tessuti più profondi, portando al riassorbimento dell’osso di supporto e del legamento parodontale che lo ancora al dente. Il perpetuarsi dell’infezione comporta un progressivo riassorbimento che esita nella mobilità e infine nella perdita di elementi dentari intrinsecamente anche sani. Fino a pochi decenni fa, quando le conoscenze e le tecniche odierne erano impensabili, il mantenimento degli elementi dentari affetti da Malattia Parodontale era spesso ritenuto impossibile da molti dentisti, con conseguenti scelte terapeutiche alle volte drammatiche per i pazienti. Oggigiorno è possibile prevenire la malattia grazie all’igiene professionale e trattare al meglio gli esiti della stessa (se necessario ricorrendo a interventi chirurgici locali) al fine di mantenere la dentatura naturale del paziente il più a lungo possibile. Fondamentale è sottolineare che mai come in quest’ambito la collaborazione attiva del paziente riveste un’estrema importanza, in quanto il successo delle terapie dipende in modo imprescindibile dalle manovre di igiene orale domiciliare.

Impiantologia

L’avvento degli impianti dentali rappresenta senza dubbio una svolta nella storia dell’Odontoiatria. Fino a non molto tempo fa, le uniche alternative riabilitative per la sostituzione degli elementi mancanti consistevano nella protesi rimovibile, sovente poco accettata psicologicamente o mal sopportata dai pazienti, e nei ponti cementati. Questi ultimi, pur rappresentando un’ottima soluzione terapeutica, comportavano spesso la rimozione di tessuto su denti altrimenti sani al fine di creare lo spazio per l’alloggiamento e il sostegno del manufatto. Un impianto, in modo molto riassuntivo, può essere paragonato ad una vite che viene alloggiata all’interno dell’osso, simulando in tal modo la radice di un dente. Grazie alla biocompatibilità dei materiali utilizzati, in seguito al periodo di guarigione l’impianto si osteointegra e può quindi essere connesso a una corona protesica, simulando un dente dal punto di vista funzionale ed estetico. In caso di selle edentule più estese si decide per l’inserimento di più impianti, che potranno essere collegati o meno tra loro al fine di ripristinare il tavolato occlusale. Con l’utilizzo degli impianti oggigiorno è possibile riabilitare in maniera fissa intere arcate edentule che un tempo avrebbero potuto accogliere solo una protesi totale rimovibile (la comune dentiera). Nel caso si opti per una soluzione di tipo implantare è necessaria un’attenta valutazione clinica e radiologica del sito (oltre allo studio della situazione sistemica del paziente), principalmente al fine di valutare la presenza di spessori e altezze ossee sufficienti. E’ importante sottolineare che, nonostante gli enormi vantaggi e le soluzioni riabilitative ottenibili grazie alla terapia impiantare, la cura degli elementi non deve passare in secondo piano, e qualora possibile è certamente preferibile il mantenimento della dentatura naturale del paziente. Nel nostro studio si valuta e discute la situazione assieme al paziente al fine di decidere e offrire la migliore opzione terapeutica per le diverse esigenze di ogni singolo caso.

Igiene professionale

L’organizzazione dei batteri sotto forma di placca e l’accumulo di quest’ultima sulla superficie dei denti e delle gengive stanno alla base delle più comuni problematiche orali. In particolare la placca, se non rimossa, calcificandosi evolve in tartaro. L’adesione di quest’ultimo alle radici dei denti è tenace al punto di renderne impossibile la rimozione da parte del paziente con le manovre d’igiene domiciliare. La presenza di placca e tartaro in sede sottogengivale è la principale causa dell’insorgenza e della progressione della Malattia Parodontale, che porta alla mobilità e quindi alla perdita dei denti. Per prevenire o fermare questo processo sono necessarie delle sedute professionali d’igiene con lo scopo di rimuovere il tartaro sopra e sottogengivale tramite l’utilizzo di specifici strumenti meccanici e ultrasuoni. L’obiettivo inoltre delle sedute d’igiene è quello di istruire il paziente sulle corrette manovre da attuare a casa, in modo da ottimizzare la propria pulizia domiciliare e quindi limitare gli interventi professionali.

Sbiancamento dentale

Lo sbiancamento dei denti è una pratica sempre più richiesta da parte dei pazienti. In relazione alle esigenze del paziente, il trattamento può essere fornito in modalità professionale o domiciliare. Entrambe implicano l’applicazione di sostanze sbiancanti (perossido d’idrogeno o di carbamide) sotto forma di gel, che viene attivato rendendo disponibile il principio attivo sulla superficie del dente, la differenza sta nei tempi di esposizione e nelle concentrazioni del gel, pertanto nelle sedute professionali sono utilizzati gel ad alta concentrazione per tempi relativamente brevi attivati da una sorgente esterna. Viceversa nel caso del trattamento domiciliare viene fornita una mascherina personalizzata che dovrà essere indossata per diverse ore (in genere la notte per comodità) previa applicazione al suo interno del gel (a concentrazioni inferiori) da parte del paziente stesso. E’ importante sottolineare che il termine “sbiancamento” è improprio, in quanto il colore dei denti naturali presenta moltissime variazioni tra da individuo a individuo, per cui il risultato dell’utilizzo di queste sostanze dipenderà dal punto di partenza. Sarebbe pertanto più corretto parlare di “schiarimento”, in quanto il colore tipo “lavandino” è ottenibile solo con l’utilizzo di corone o faccette estetiche.

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Anatomia dentale

I denti sono costituiti da una corona e una o più radici. La prima è la parte che vediamo fuoriuscire dalle gengive, mentre le radici in condizioni fisiologiche non sono visibili in quanto circondate dall’osso alveolare, a sua volta ricoperto dalla gengiva. Esse mantengono i denti nella loro posizione, resistendo agli sforzi masticatori grazie anche alla presenza del legamento parodontale, che ancora il cemento radicolare all’osso circostante. Il dente è costituito da un insieme di tessuti che ne garantiscono l’integrità strutturale e la resistenza all’usura. Lo smalto altamente mineralizzato ricopre la corona del dente. Essendo un tessuto inorganico, al termine dello sviluppo del dente, non si riformerà più, per cui si consuma progressivamente con l’età. La dentina costituisce il corpo del dente ed è meno mineralizzata e dura dello smalto. E’ un tessuto organico contenente al suo interno i tubuli dentinali, comunicanti con la polpa dove si trovano i vasi e le terminazioni nervose. Il cemento radicolare ricopre la radice e consente l’attacco delle fibre del legamento parodontale alla stessa, ancorandola in tal modo all’osso circostante. La polpa dentale contiene le terminazioni nervose e i vasi sanguigni che, attraverso i canali radicolari, garantiscono l’apporto ematico dal resto dell’organismo.

Odontoiatria conservativa

A seguito di eventi patologici (carie) o traumatici una parte più o meno estesa di tessuto dentario può essere persa. A seguito di ciò, per evitare la progressione del processo carioso o un’ulteriore frattura, o anche per motivi estetici, l’anatomia del dente viene ripristinata con l’utilizzo di materiali da otturazione che aderiscono alle superfici sane residue dell’elemento. La sintomatologia in presenza di carie è variabile, e dipende dall’estensione del processo carioso ma anche dalla percezione della singola persona. In particolare nelle fasi iniziali non vi è in genere alcuna sintomatologia, e pertanto le visite di controllo periodiche (supportate dall’ausilio radiografico se necessario) sono fondamentali per la prevenzione e una diagnosi precoce che favorisca un approccio più conservativo.

Endodonzia

Qualora carie profonde, otturazioni infiltrate o traumi più severi arrivino a interessare la polpa dentaria, si rende necessario il trattamento del sistema canalare del dente (devitalizzazione). Il paziente, a seconda della situazione, può presentarsi con forti dolori (pulpite) o può essere asintomatico (in caso l’elemento sia già “morto”). In ogni caso il trattamento, sotto anestesia locale, consiste nella disinfezione della camera pulpare e dei canali presenti nelle radici (endodonto), nella sagomatura e nel successivo riempimento di questi con il materiale da otturazione. Al termine della cura endodontica il dente dovrà essere riabilitato tramite una ricostruzione conservativa o protesica, principalmente in base alla quantità di tessuto dentario sano residuo e ai carichi masticatori.

Protesi fissa

Nel caso di una sostanziosa perdita di smalto e dentina a carico di un singolo una ricostruzione diretta in composito potrebbe non dare garanzie di un successo a lungo termine. In questo caso trova maggiori indicazioni una riabilitazione indiretta (corona protesica) previa ricostruzione, preparazione dell’elemento e presa di un’impronta di precisione. Il manufatto una volta cementato ristabilirà la funzione e la morfologia del dente limitando il rischio di fratture del tessuto residuo dello stesso. Riabilitazioni protesiche più estese (ponti) che richiedono la preparazione di più elementi hanno inoltre lo scopo di sostituire dei denti mancanti sfruttando la stabilità degli elementi residui sani.

Protesi mobile

Grazie alle più moderne tecniche restaurative e parodontali e all’avvento degli impianti, i manufatti mobili (o dentiere) parziali o totali rappresentano una soluzione riabilitativa certamente meno comune rispetto al passato. Sarebbe tuttavia sbagliato considerare la protesi rimovibile una disciplina di secondo piano. Essa rimane un’ottima soluzione nel caso gli elementi dentari rimanenti o volumi ossei insufficienti non permettano una riabilitazione di tipo fisso. Inoltre è indicata nei pazienti in cui, per problematiche sistemiche o per l’età avanzata, le procedure più invasive sono sconsigliate. Infine rappresenta solitamente la riabilitazione meno dispendiosa dal punto di vista economico per la sostituzione di elementi mancanti.

Paradontologia

In passato si riteneva che la perdita dei denti facesse parte del fisiologico processo d’invecchiamento dell’individuo e fosse pertanto un’evento inevitabile. E’ stata da ormai molti anni dimostrata l’erroneità di questa credenza, in quanto innumerevoli studi ormai dimostrano come la causa principale della progressiva mobilità e successiva perdita dei denti sia attribuibile all’azione di specifici batteri. La patogenesi degli esiti sopra citati è riferibile quindi alla Malattia Parodontale (volgarmente piorrea), un’affezione che colpisce non propriamente il dente bensì il parodonto, cioè l’insieme dei tessuti che circondano e supportano il dente (dal greco peri = intorno, odontos = dente). I batteri, sotto forma di placca, inizialmente colonizzano i tessuti superficiali provocando un quadro di gengivite, con rossore e sanguinamento. Questo stato d’infiammazione, seppur reversibile, se non trattato può evolvere in parodontite: l’infezione si estende ai tessuti più profondi, portando al riassorbimento dell’osso di supporto e del legamento parodontale che lo ancora al dente. Il perpetuarsi dell’infezione comporta un progressivo riassorbimento che esita nella mobilità e infine nella perdita di elementi dentari intrinsecamente anche sani. Fino a pochi decenni fa, quando le conoscenze e le tecniche odierne erano impensabili, il mantenimento degli elementi dentari affetti da Malattia Parodontale era spesso ritenuto impossibile da molti dentisti, con conseguenti scelte terapeutiche alle volte drammatiche per i pazienti. Oggigiorno è possibile prevenire la malattia grazie all’igiene professionale e trattare al meglio gli esiti della stessa (se necessario ricorrendo a interventi chirurgici locali) al fine di mantenere la dentatura naturale del paziente il più a lungo possibile. Fondamentale è sottolineare che mai come in quest’ambito la collaborazione attiva del paziente riveste un’estrema importanza, in quanto il successo delle terapie dipende in modo imprescindibile dalle manovre di igiene orale domiciliare.

Impiantologia

L’avvento degli impianti dentali rappresenta senza dubbio una svolta nella storia dell’Odontoiatria. Fino a non molto tempo fa, le uniche alternative riabilitative per la sostituzione degli elementi mancanti consistevano nella protesi rimovibile, sovente poco accettata psicologicamente o mal sopportata dai pazienti, e nei ponti cementati. Questi ultimi, pur rappresentando un’ottima soluzione terapeutica, comportavano spesso la rimozione di tessuto su denti altrimenti sani al fine di creare lo spazio per l’alloggiamento e il sostegno del manufatto. Un impianto, in modo molto riassuntivo, può essere paragonato ad una vite che viene alloggiata all’interno dell’osso, simulando in tal modo la radice di un dente. Grazie alla biocompatibilità dei materiali utilizzati, in seguito al periodo di guarigione l’impianto si osteointegra e può quindi essere connesso a una corona protesica, simulando un dente dal punto di vista funzionale ed estetico. In caso di selle edentule più estese si decide per l’inserimento di più impianti, che potranno essere collegati o meno tra loro al fine di ripristinare il tavolato occlusale. Con l’utilizzo degli impianti oggigiorno è possibile riabilitare in maniera fissa intere arcate edentule che un tempo avrebbero potuto accogliere solo una protesi totale rimovibile (la comune dentiera). Nel caso si opti per una soluzione di tipo implantare è necessaria un’attenta valutazione clinica e radiologica del sito (oltre allo studio della situazione sistemica del paziente), principalmente al fine di valutare la presenza di spessori e altezze ossee sufficienti. E’ importante sottolineare che, nonostante gli enormi vantaggi e le soluzioni riabilitative ottenibili grazie alla terapia impiantare, la cura degli elementi non deve passare in secondo piano, e qualora possibile è certamente preferibile il mantenimento della dentatura naturale del paziente. Nel nostro studio si valuta e discute la situazione assieme al paziente al fine di decidere e offrire la migliore opzione terapeutica per le diverse esigenze di ogni singolo caso.

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L’organizzazione dei batteri sotto forma di placca e l’accumulo di quest’ultima sulla superficie dei denti e delle gengive stanno alla base delle più comuni problematiche orali. In particolare la placca, se non rimossa, calcificandosi evolve in tartaro. L’adesione di quest’ultimo alle radici dei denti è tenace al punto di renderne impossibile la rimozione da parte del paziente con le manovre d’igiene domiciliare. La presenza di placca e tartaro in sede sottogengivale è la principale causa dell’insorgenza e della progressione della Malattia Parodontale, che porta alla mobilità e quindi alla perdita dei denti. Per prevenire o fermare questo processo sono necessarie delle sedute professionali d’igiene con lo scopo di rimuovere il tartaro sopra e sottogengivale tramite l’utilizzo di specifici strumenti meccanici e ultrasuoni. L’obiettivo inoltre delle sedute d’igiene è quello di istruire il paziente sulle corrette manovre da attuare a casa, in modo da ottimizzare la propria pulizia domiciliare e quindi limitare gli interventi professionali.

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Lo sbiancamento dei denti è una pratica sempre più richiesta da parte dei pazienti. In relazione alle esigenze del paziente, il trattamento può essere fornito in modalità professionale o domiciliare. Entrambe implicano l’applicazione di sostanze sbiancanti (perossido d’idrogeno o di carbamide) sotto forma di gel, che viene attivato rendendo disponibile il principio attivo sulla superficie del dente, la differenza sta nei tempi di esposizione e nelle concentrazioni del gel, pertanto nelle sedute professionali sono utilizzati gel ad alta concentrazione per tempi relativamente brevi attivati da una sorgente esterna. Viceversa nel caso del trattamento domiciliare viene fornita una mascherina personalizzata che dovrà essere indossata per diverse ore (in genere la notte per comodità) previa applicazione al suo interno del gel (a concentrazioni inferiori) da parte del paziente stesso. E’ importante sottolineare che il termine “sbiancamento” è improprio, in quanto il colore dei denti naturali presenta moltissime variazioni tra da individuo a individuo, per cui il risultato dell’utilizzo di queste sostanze dipenderà dal punto di partenza. Sarebbe pertanto più corretto parlare di “schiarimento”, in quanto il colore tipo “lavandino” è ottenibile solo con l’utilizzo di corone o faccette estetiche.

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