Lun. Set 25th, 2023

COVID-19 infetta anche cellule di esofago, fegato e intestino. Primo segno può essere la diarrea

Policlinico Gemelli di Roma

18 Novembre 2022

Arriva da Shanghai un articolo pubblicato su Gastroenterolog(1)a firma di Jinyang Gu (Università di Shanghai) e colleghi, che fa il punto sulle manifestazioni gastrointestinali del COVID-19 e sulle possibilità di trasmissione oro-fecale di questa infezione.

Già gli studi condotti in passato sul virus della SARS (SARS-CoV) avevano segnalato lindividuazione di questaltro coronavirus, stretto parente dellattuale SARS-CoV2 nelle biopsie dellapparato digerente e nelle feci, anche di pazienti già dimessi. Questi riscontri forniscono peraltro anche una spiegazione dei sintomi gastrointestinali che presentano alcuni pazienti affetti da COVID-19 (es. nausea e diarrea), come anche di un possibile trasmissione per via oro-fecale del virus, eliminato nellambiente dai pazienti. LRNA del virus SARS-CoV2 è stato individuato sia nelle feci che nella saliva dei soggetti che hanno contratto linfezione. E tutto ciò porterebbe a pensarecommentano gli autori dello studioche, oltre allapparato respiratorio, anche quello gastro-intestinale possa rappresentare una via di infezione, da parte non solo dei casi COVID riconosciuti, ma anche dei soggetti contagiati ma asintomatici e di quelli con lievi sintomi gastrointestinali in fase precoce di malattia.

La porta dingresso del virus (i recettori ACE2) è presente anche in vari tratti dellapparato gastrointestinale

Enoto che il virus SARS-CoV-2 entra nelle cellule legandosi ai recettori ACE2, ampiamente espressi nelle cellule polmonari, ma anche nelle cellule dellesofago e in quelle dellintestino (in particolare ileo e colon). Una volta che il virus ha infettato le cellule intestinali, può comparire diarrea, anche se ad oggi non è ancora chiaro il meccanismo attraverso il quale il virus provoca sintomi gastrointestinali.

In alcuni pazienti con infezione da COVID-19 sono stati osservati anche segni di danno epatico, testimoniati da un aumento delle transaminasi, da una ipoproteinemia e da un prolungamento del tempo di protrombina. Fino al 60% dei pazienti colpiti da SARS mostrava segni di danno epatico. Lepato-tossicità associata a SARS potrebbe rappresentare una vera e propria forma di epatite virale, ma anche un effetto secondario della terapia medica (indotto da anti-virali, antibiotici e steroidi) o essere frutto di una reazioneesageratadel sistema immunitario. E linteressamento del fegato in corso di infezione da COVID non sorprende, visto che è stata riscontrata unelevata espressione dei recettori ACE2 sui colangiociti (le cellule che tappezzano i dotti biliari), ma non sugli epatociti.

Gli autori consigliano dunque di prestare molta attenzione ai sintomi digestivi precoci (nausea, diarrea) perché possono aiutare a fare diagnosi rapidamente e quindi  al trattamento e allisolamento di un paziente con infezione da COVID-19.

Maria Rita Montebelli

Fonte:

1.     Gastroenterology – COVID-19: Gastrointestinal manifestations and potential fecal-oral transmission

Posso fare un esame endoscopico in questo periodo?

La vita e gli esami diagnostici, anche se in maniera ridotta, continuano ad essere effettuati anche in questo momento demergenza. Ma la prudenza non è mai troppa ed è necessario dunque mettere dei punti fermi, per evitare di incorrere in brutte sorprese.

Largomentoendoscopie digestive’ è stato affrontato negli ultimi giorni da un lavoro pubblicato su Gastrointestinal Endoscopy dal professor Alessandro Repici e colleghi del gruppo dellUnità di Endoscopia Digestiva dellHumanitas di Rozzano (Milano).

I dipartimenti di endoscopia corrono rischi significativi di diffusione di malattie respiratorie che possono diffondere per via aerea (ad esempio attraverso laspirazione di materiale orale o fecale attraverso gli endoscopi). Larticolo dei ricercatori italiani fa un focus specifico sul misure di protezione personale e sulle modalità di vestizione per prevenire il rischio di unulteriore diffusione del contagio da COVID-19.

Gli autori consigliano di intervistare tutti i pazienti da sottoporre ad endoscopia il giorno prima, per verificare che non abbiano sintomi di infezioni respiratorie e per fissare eventualmente un nuovo appuntamento, qualora malattia e condizioni del paziente lo permettano. Le domande che linfermiera del triage dovrebbe porre sono: negli ultimi 14 giorni ha avuto febbre (temperatura > 37,5°), tosse, mal di gola, problemi respiratori? Lei o la sua famiglia siete stati in stretto contatto con un caso sospetto o confermato di COVID-19? Proviene da unarea a rischio?

Sarà bene inoltre controllare la temperatura del paziente prima di avviarlo alla procedura e rinviare tutti quelli che presentino una temperatura superiore a 37°. Da questo screening preliminare i pazienti vengono classificati come a basso, medio, alto rischio.

Lingresso al dipartimento di endoscopia è ovviamente precluso a familiari e accompagnatori. Una volta effettuato lesame gli autori raccomandano un follow-up telefonico con triage dedicato a 7 e a 14 giorni dopo la procedura endoscopica.

Dispositivi di protezione Individuali (DPI)

Uno degli elementi più importanti è la mascherina. Come misura generale, dal 4 marzo 2020, LOrganizzazione Mondiale della Sanità raccomanda agli operatori di utilizzare le maschere N95/FFP2/FFP3, mentre tutto il personale non in stretto contatto con i pazienti deve indossare una mascherina medica per tutto il tempo di permanenza in ospedale.

Anche i pazienti che entrano nellunità di endoscopia dovrebbero indossare una maschera chirurgica; quelli a rischio medio-alto dovrebbero indossare mascherina chirurgica e guanti. La maschera andrà rimossa subito prima di iniziare la procedura e va nuovamente indossata una volta finito leffetto della sedazione/narcosi.

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