Istituto Clinico Sant’Anna (BS)
6 Settembre 2022
Con l’espressione ptosi palpebrale si indica una situazione caratterizzata da un abbassamento della palpebra superiore che, in condizioni normali, lambisce il bordo superiore della cornea.
Come spiega il Dott. Gianpaolo Gatta, Responsabile dell’U.O. di Oculistica dell’Istituto Clinico S. Anna, infatti, “in anatomia, con il termine ptosi si indica un abbassamento di un organo dalla sua normale posizione”.
Insieme all’esperto approfondiamo quali sono le cause e le cure più adatte per la ptosi palpebrale.
Le tipologie di ptosi palpebrale
Da un punto di vista normo-funzionale esistono 3 forme di abbassamento palpebrale:
- lievi: l’abbassamento supera di poco il bordo corneale;
- medie: l’abbassamento lambisce la pupilla;
- severe: viene superato il centro della pupilla o, in alcuni casi, coperta del tutto.
Le forme lievi e medie sono un problema prevalentemente estetico, mentre quelle severe impediscono alla luce di penetrare dentro l’occhio e questo provoca nel bambino l’ambliopia e nell’adulto la non visione.
Le cause delle ptosi palpebrali
Le cause delle ptosi palpebrali variano a seconda del tipo, se congenite o acquisite.
Le ptosi palpebrali congenite sono quasi sempre bilaterali e si originano sulla base di una malformazione che interessa l’apparato di sospensione della palpebra o la componente neurologica, determinando alterazioni congenite dell’innervazione delle strutture muscolari. Il problema della ptosi congenita è che, se è severa, provoca un’ambliopia nei più piccoli, impedendo loro di sviluppare una corretta funzione visiva.
Le forme di ptosi palpebrali acquisite, invece, sono spesso monolaterali e possono essere determinate da una causa:
- neurogena (dei nervi): insorgono in seguito ad ischemie e sono dovute alla paralisi del terzo nervo cranico che innerva il muscolo elevatore della palpebra superiore e anche alcuni muscoli dell’occhio. La diagnosi è estremamente facile in questi casi: la palpebra si presenta abbassata e l’occhio sottostante completamente strabico;
- miogena (dei muscoli): sono spesso bilaterali e sono favorite dalla miastenia;
- meccanica: in questo caso, una voluminosa neoformazione della palpebra superiore come, ad esempio, un angioma, può abbassare la palpebra, così come una cicatrice insorta in seguito ad un trauma può determinare alterazioni dei muscoli palpebrali.
Esiste, infine, una ptosi senile favorita dalla fisiologica involuzione del tendine del muscolo elevatore della palpebra e dovuta all’enoftalmo, l’anomalo infossamento del bulbo oculare nell’orbita, tipico della terza età, che produce un arretramento del bulbo oculare e, contestualmente, un conseguente abbassamento della palpebra superiore.
Come si cura
Nelle forme severe di ptosi bisogna intervenire il prima possibile con un intervento chirurgico: nei bambini, però, è importante attendere il completo sviluppo corporeo prima di procedere.
Si tratta in ogni caso di un’operazione complessa durante la quale stabilire con estrema precisione la quantità di rinforzo del muscolo da inserire per ripristinare una corretta regolazione.
Se, infatti, non si rafforzano bene i muscoli il rischio è un’elevazione insufficiente della palpebra, che di fatto non risolve il problema, ma se si rafforzano troppo si va incontro ad un’elevazione eccessiva per cui poi l’occhio non si chiude più esponendo il paziente al rischio di ricorrenti ulcere e perforazioni corneali.
Le forme di ptosi medie o lievi, proprio per la complessità dell’intervento chirurgico, non vengono trattate anche se rappresentano un disagio estetico molto rilevante, oltre a determinare una scorretta posizione del capo dovuta al desiderio di sopperire a questo abbassamento palpebrale che origina un inevitabile disturbo visivo.
Esercizi per la ptosi palpebrale: sono efficaci?
In linea di massima esercizi e ginnastica palpebrale servono a poco: in presenza di ptosi, infatti, o non si fa niente o si interviene chirurgicamente allo scopo di ripristinare il corretto equilibrio muscolare palpebrale.
Nei pazienti colpiti da paralisi e successiva ptosi palpebrale si può ricorrere ai cosiddetti interventi di sospensioni, grazie ai quali agganciare la palpebra al muscolo frontale.
Ptosi palpebrale e blefarocalasi: qual è la differenza
Molte persone confondono la ptosi palpebrale con la blefarocalasi, ovvero il fisiologico rilassamento del tessuto palpebrale, ma sono 2 condizioni cliniche differenti.
Con il progredire dell’età, tanti pazienti presentano una sovrabbondanza di cute a livello palpebrale: questa cute forma una plica, una piega, che sopravanza il bordo palpebrale simulando una ptosi.
La differenza, però, è che in questi casi non è il bordo palpebrale abbassato, ma in realtà questa cute in eccesso che scende oltre al bordo e che può essere efficacemente eliminata con una blefaroplastica.
Questo genere di intervento non è sempre e solo di natura estetica: nei casi in cui l’eccesso di cute palpebrale limita il campo visivo, causando quindi un danno funzionale, infatti, si considera un intervento erogabile tramite il servizio sanitario nazionale.

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