L’encefalite da zecche (tick-borne encephalitis – TBE) è diventata un problema di sanità pubblica in Europa e in altre parti del mondo.
Il numero di casi umani nelle regioni endemiche europee è, infatti, aumentato di circa il 400% negli ultimi trent’anni e sono, inoltre, aumentate le aree a rischio.
La maggior parte delle infezioni è causata dal morso di zecche durante attività all’aperto, soprattutto nei boschi.
Si tratta di una zoonosi causata da un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, genere Flavivirus.
Isolato per la prima volta nel 1937, include tre sottotipi:
- sottotipo europeo, trasmesso dalla zecca Ixodes ricinus, endemico nelle aree rurali e nelle foreste dell’Europa centrale, orientale e settentrionale
- sottotipo estremo oriente, trasmesso principalmente dalla zecca Ixodes persulcatus, endemico nell’estremo oriente della Russia e nelle foreste della Cina e del Giappone
- sottotipo siberiano, trasmesso dalla zecca Ixodes persulcatus, endemico nella regione degli Urali, in Siberia e nell’estremo oriente della Russia, ed anche in alcune aree dell’Europa nord-orientale.

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Come si trasmette
Il virus dell’encefalite da zecche è trasmesso alle persone, soprattutto a quelle che vivono in ambiente rurale, dal morso di zecche infette, principalmente nel periodo compreso fra aprile a novembre, anche se sono stati segnalati casi sporadici nella stagione fredda.
Le persone possono infettarsi anche attraverso il consumo di latte e latticini non pastorizzati.
Il virus dell’encefalite da zecche non si trasmette direttamente da persona a persona, eccetto che nel caso di trasmissione dalla mamma al feto durante la gravidanza.
Sono inoltre stati segnalati casi di infezione accidentale nel personale di laboratorio attraverso la puntura con aghi infetti o per aerosol.
Le zecche, in maniera specifica quelle della famiglia Ixodidae, agiscono sia come vettori che come serbatoi del virus dell’encefalite da zecche.
I principali ospiti sono i piccoli roditori (arvicola, topi), ma anche insettivori e carnivori.
Le persone sono ospiti accidentali e non consentono l’ulteriore trasmissione della malattia (a fondo cieco).
Altri animali, sia domestici che selvatici, permettono la riproduzione delle zecche (es., volpi, pipistrelli, lepri, cervi, orsi, pecore, capre, bovini, cani) ma non giocano un ruolo nel mantenimento del virus.
Le zecche infette vivono principalmente nei boschi e nei prati.
Quando sono infette, le zecche possono trasmettere il virus durante tutta la loro vita, principalmente durante lo stadio di ninfa e adulto.
L’attività delle zecche ed il loro ciclo vitale sono influenzati da fattori climatici (temperature, umidità del suolo).
Le estati umide e gli inverni temperati favoriscono l’aumento della densità della popolazione di zecche.
Le zecche alla ricerca di un ospite si trovano principalmente nella vegetazione bassa.
Persone a rischio
Nelle aree endemiche, le persone che soggiornano all’aperto per lavoro o per attività ricreative (es. pesca, caccia, campeggio, raccolta di funghi e frutti del sottobosco, attività forestale, allevamento, addestramento militare) sono potenzialmente a rischio di infezione per contatto con le zecche infette.
I turisti che si recano in aree endemiche sono anch’essi a rischio d’infezione.
Sintomi e segni
Il periodo di incubazione dell’encefalite da zecche in media dura 7 giorni, tuttavia raramente può prolungarsi fino a 28 giorni.
Il periodo di incubazione dell’infezione contratta per via alimentare è in genere più corto, intorno ai quattro giorni.
Circa 2/3 delle infezioni umane sono asintomatiche.
Nei casi clinici, spesso si manifesta un decorso bifasico.
La prima fase viremica dura approssimativamente cinque giorni (da 2 a 10), ed è associata con sintomi aspecifici, quali:
Questa fase è seguita da un periodo asintomatico che può durare da 1 a 33 giorni, in media sette giorni, che precede la seconda fase, in cui si ha l’interessamento del sistema nervoso centrale, con possibile meningite, meningoencefalite, paralisi, infiammazione del midollo spinale e delle radici dei nervi spinali.
Il sottotipo europeo provoca una forma di malattia lieve, in cui circa il 20-30% dei pazienti sviluppano la seconda fase.
La mortalità varia dallo 0,5 al 2%, mentre le complicanze neurologiche gravi si manifestano in circa il 10% dei pazienti.
Nei bambini, la seconda fase della malattia generalmente provoca meningite, mentre negli adulti di oltre 40 anni d’età è più frequente il riscontro di encefalite, con una mortalità più elevata e complicanze che persistono per lungo tempo, soprattutto nelle persone anziane, di oltre 60 anni d’età.
Il sottotipo estremo oriente provoca una malattia più grave e monofasica, in cui i sintomi neurologici non sono preceduti da una fase asintomatica, e la mortalità può raggiungere il 35%, mentre le complicanze neurologiche sono più frequenti.
Il sottotipo Siberia provoca una forma meno grave, con mortalità variabile dall’1 al 3%, che tende a diventare cronica e a protrarsi per lungo tempo.
Diagnosi
La diagnosi si basa su esami di laboratorio effettuati sul liquido cerebrospinale e/o sul siero.
In genere si utilizza il test ELISA.
Gli anticorpi compaiono immediatamente dopo l’insorgenza dei sintomi e generalmente è possibile riscontrarli quando sono presenti i sintomi neurologici.
Sono possibili reazioni anticorpali crociate con altri falvivirus.
Terapia
Non esiste una terapia specifica.
Il trattamento è pertanto sintomatico e di sostegno.
L’ospedalizzazione è necessaria in caso di meningite, encefalite o meningoencefalite.
I farmaci antinfiammatori, come i corticosteroidi possono essere utilizzati dal personale medico in specifiche circostanze per alleviare i sintomi.
Può inoltre essere necessaria l’intubazione e la ventilazione forzata.
Prevenzione
L’encefalite da zecche può essere prevenuta evitando le morsicature delle zecche, in particolare si consiglia di:
- utilizzare repellenti contro le zecche
- indossare abiti protettivi, con maniche lunghe e pantaloni lunghi infilati nei calzettoni trattati con un insetticida appropriato
- ispezionare il proprio corpo per l’eventuale presenza di zecche dopo aver effettuato attività all’aperto e rimuovere le zecche con una pinzetta
- evitare il consumo di latte o latticini non pastorizzati.
È disponibile un vaccino il cui utilizzo è consigliato nelle aree endemiche.

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