La tendinite è l’infiammazione di un tendine, ovvero la struttura che unisce muscoli e ossa, che arreca dolore e limitazioni funzionali e, se non trattata, può portare anche ad una lesione. Come spiega il Dott. Ignazio Marcoccio, Responsabile del Centro di chirurgia della mano e microchirurgia dei nervi periferici dell’Istituto Clinico Città di Brescia, come prima terapia la tendinite si cura con l’immobilizzazione del tendine infiammato.
Cosa sono i tendini
I tendini sono strutture che collegano i muscoli, da dove si originano, alle ossa. Sono formati da tessuto connettivo, elastico, molto resistente, e hanno la funzione di trasmettere all’osso la forza sviluppata dal muscolo. “Possiamo definirli i nostri tiranti, i nostri fili d’acciaio – spiega lo specialista – senza i quali non riusciremmo neppure a stare in piedi”.
Tipi di tendinite
Esistono 2 tipologie di tendinite:
- quella che si origina lungo il decorso del tendine. Quest’ultimo, scorrendo esattamente come un cavo, genera attriti e frizioni sulle superfici dove scorre. Questo tipo di tendinite viene chiamata anche tenovaginalite;
- quella inserzionale, si localizza dove il tendine si inserisce nell’osso quindi il punto di contatto tra tendine e osso.
Quali sono le cause della tendinite
La tendinite può svilupparsi a causa di:
- traumi diretti;
- movimenti ripetuti nel tempo che generano frizione del tendine. In quest’ultimo caso a contribuire all’infiammazione del tendine può esserci un comportamento dovuto ad un gesto sportivo o lavorativo che contempla un overuse.
Esistono poi tendiniti causate da un difetto posturale. In particolare sono quelle inserzionali, dal momento in cui magari costringiamo l’articolazione a mantenere una posizione fissa. Un esempio potrebbe essere quello di mantenere il polso in estensione, come quando utilizziamo il mouse del computer, per esempio, o in flessione, quando suoniamo la chitarra.
Alcune tendiniti, infine, sono favorite da patologie sistemiche come:
I sintomi della tendinite
Ci accorgiamo della presenza di tendinite perché in primis si avverte dolore lungo il decorso del tendine, se si tratta di una tendinite vera e propria, oppure perché percepiamo dolore dove il tendine si attacca all’osso. “Il paziente, nella maggior parte dei casi, riesce ad indicare la zona dove avverte dolore e spesso anche ad individuare l’osso da cui si origina il fastidio – precisa il Dott. Marcoccio – .
Si avverte generalmente un dolore di tipo urente, un bruciore che, se sottoposto a sforzo prolungato, produce significative limitazioni funzionali. I tendini di fronte ad un’infiammazione, oltre che attraverso il dolore, rispondono creando rossore, calore e alterazioni delle normali funzioni all’altezza del tendine infiammato.
Spesso reagiscono ad un’infiammazione cronica anche con l’ispessimento o, soprattutto in caso di tendinopatie inserzionali e quindi nell’interfaccia tendine/osso, sviluppando delle calcificazioni rilevabili dalle radiografie o dalle ecografie”.
La tendinite al polso e al braccio
La tendinopatia più comune è quella di De Quervain, la tenosinovite, ossia quella degli adduttori del pollice e l’estensore breve del pollice, che interessa l’articolazione del polso ed è conosciuta anche come la tendinite della nutrice.
Poi vi sono tendiniti meno comuni come:
- la tendinite dell’estensore ulnare del carpo;
- la tendinite dell’estensore radiale del carpo;
- le tendinopatie del gomito che possono interessare il versante dorsale del gomito (‘gomito del tennista’) o quello volare (‘gomito del golfista’), ecc.
La tendinite di De Quervain
La tendinite di De Quervain, detta anche tendinite della nutrice, determina una sintomatologia dolorosa, severa e invalidante del polso soprattutto in soggetti che:
- svolgono lavori manuali con movimenti ripetitivi del polso;
- assumono posture prolungate a polso flesso come, ad esempio, per tenere in braccio un neonato, da cui il nome di ‘tendinite della nutrice’.
Questa tenosinovite spesso deve essere operata con un pronto sollievo della sintomatologia dolorosa.
Come curare la tendinite
La terapia è molto importante perché un tendine cronicamente infiammato rischia di sfaldarsi e a quel punto lacerarsi e rompersi soprattutto all’inserzione dell’osso o, come nel caso dell’estensore del pollice, che ha un tragitto vicino a speroni ossei, può andare incontro a rotture sottocutanee dei tendini.
Il primo approccio terapeutico è l’assunzione di antinfiammatori convenzionali con l’applicazione di ghiaccio o pomate antinfiammatorie che risultano molto efficaci, soprattutto per la tendinite del polso. Spesso e volentieri, però, il paziente non associa all’antinfiammatorio il riposo necessario per preservare tendine e articolazione e questo non fa altro che dilatare i tempi di guarigione. Il medico, quindi, come primo approccio chiede al paziente di riposare dal gesto che determina dolore associando una immobilizzazione con un semplice tutore.
Quando rivolgersi all’ortopedico
Se ciò non dovesse bastare, si passa ad un livello di cure un po’ più specialistico. Il paziente si presenta dall’ortopedico che:
- esegue una diagnosi clinica;
- attua della manovre finalizzate a verificare qual è il tendine interessato;
- stabilisce di che tipologia di tendinite si tratta;
- eventualmente esegue delle infiltrazioni di cortisone prima di immobilizzare il tendine colpito con un tutore.
L’ortopedico indirizza, in seguito, il paziente ad una fisioterapia per sottoporlo a:
Nei casi più dubbi, lo indirizza ad ulteriori indagini: dopo la radiografia e l’ecografia, in genere, gli suggerisce una risonanza magnetica. Quest’ultima generalmente è propedeutica ad un trattamento chirurgico, eseguibile, a seconda dei casi, in anestesia locale e day hospital, mentre, per le situazioni più complesse, è richiesta una vera e propria ospedalizzazione con immobilizzazione del tendine tramite tutore anche per 3/4 settimane.

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