Quali sono le cause dell’epistassi in adulti e bambini?
13 Maggio 2022
L’epistassi o rinorragia, cioè la fuoriuscita di sangue dal naso, è un’evenienza frequente a tutte le età. Il sangue che viene perduto in queste occasioni sembra sempre molto abbondante, per cui spesso ci si allarma fino a rivolgersi al pronto soccorso. In realtà, nella grandissima maggioranza dei casi la quantità di sangue è minima e le cause locali e non preoccupanti.
Osserva il dottor Antonio Foresti, responsabile dell’unità di otorinolaringoiatria del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro: “L’epistassi in genere è dovuto:
- a piccoli traumi, come quello causato dal soffiare il naso troppo vigorosamente;
- all’abitudine di infilare le dita nel naso, comune nei bambini;
- a infezioni, come il raffreddore o la rinosinusite, (favorite in estate dagli sbalzi di temperatura dovuti a un uso spesso eccessivo dell’aria condizionata.
Se però il problema tende a ripetersi con una certa frequenza, soprattutto negli adulti, può essere la spia di motivi e problemi più seri”.
Le cause nei bambini e negli adulti
Nei bambini le cause più comuni di epistassi sono:
Negli adulti, invece, oltre a questi fattori se ne aggiungono altri, sia locali sia generali: “La perdita di sangue dal naso non è rara, ad esempio, nelle persone che utilizzano a scopo terapeutico farmaci per via nasale, come corticosteroidi e antistaminici.
In questo caso, l’incidenza è più bassa nei soggetti che dirigono il getto lateralmente per ridurre al minimo l’effetto di questi medicamenti sul setto.
Epistassi molto abbondanti si possono avere anche in seguito a traumi sulle ossa nasali o sul setto oppure a perforazioni del setto: idiopatiche o acquisite, come quando, per esempio, si abusa di vasocostrittori nasali o sostanze tossiche, quali la cocaina. E ancora in associazione con rinosinusiti virali o batteriche e tumori.
Oltre a questi fattori locali, poi, epistassi recidivanti possono essere legate a condizioni generali, come:
- coagulopatie (malattia dei processi di coagulazione del sangue);
- uso di anticoagulanti per patologia cardiovascolare;
- tumori di origine ematologica.
Anche l’ipertensione arteriosa può provocare epistassi in corrispondenza di crisi ipertensive con successiva rottura di un vaso sanguigno nel naso”, spiega lo specialista.
Cosa fare quando esce sangue dal naso
“La prima regola per affrontare l’emergenza è evitare di piegare la testa indietro. Anche se è il gesto più istintivo, può essere pericoloso perché favorisce l’inalazione di sangue nelle vie aeree”, suggerisce il dottor Foresti.
Che altro si può fare? “Premesso che la maggior parte dei sanguinamenti anteriori sono auto-limitantesi, cioè si esauriscono da soli, e non richiedono trattamento medico, quello che chiunque può fare sono manovre di cosiddetto autotamponamento, che si possono sintetizzare così:
- rimanere in piedi (o seduti) a capo eretto o meglio flesso in avanti;
- soffiare con decisione il naso, anche se esce il sangue;
- subito dopo aver soffiato premere il naso fra due dita, in modo deciso, chiudendo le narici;
- rimanere in questa posizione per alcuni minuti (da 3 a 5 di orologio!);
- cercare in ogni modo di tranquillizzarsi;
- mettere un po’ di pomata nasale emolliente-cicatrizzante alla riapertura del naso;
- ripetere passo passo lo stesso procedimento se il problema non si è risolto la prima volta”.
I rimedi della nonna funzionano?
“I vari espedienti ‘della nonna’, come mettere i polsi sotto l’acqua, bagnare la nuca o la fronte e così via, seguono una logica di saggezza antica, ma sono troppo ‘lenti’ nel raggiungere lo scopo. – sottolinea il dottor Foresti -. Dopo l’autotamponamento, invece, può essere utile posizionare sopra il naso del ghiaccio in un piccolo sacchetto di plastica.
L’introduzione del ‘cotone emostatico’, ottimale a volte nella risoluzione dell’epistassi, ma poi difficile da rimuovere, è sconsigliabile, così come quella di qualsiasi materiale assorbente (cotone, garza, carta assorbente etc.)”.
Quando serve andare in Pronto Soccorso
Se l’epistassi non si ferma, oppure se è recidivante, è bene andare al pronto soccorso. Possono infatti essere necessarie ulteriori cure.
“Tra queste il tamponamento nasale anteriore, effettuato dall’otorino (o dal medico del pronto soccorso). In generale, viene usato un tampone con materiale non degradabile, solitamente una spugna di polivinil acetato idrossilato che si gonfia quando bagnata. Il tampone viene rimosso dopo 48-72 ore. L’inserzione e la rimozione può risultare fastidiosa o dolorosa, specie se il setto nasale è deviato.
Accanto a questi tamponi è disponibile una varietà di materiali assorbibili o biodegradabili, che non richiedono la rimozione e possono essere utili per pazienti con epistassi più lievi.
In caso di importante epistassi posteriore, cioè con scolo di sangue anche verso il faringe (in posizione seduta e corretta), il tamponamento nasale diventa più profondo, complesso e a volte necessita di diversi materiali (tamponamento nasale posteriore). oOltre che, nei casi più gravi, di un controllo dell’emorragia in sala operatoria, in anestesia.
Dopo la rimozione del tampone nasale è consigliabile l’uso di unguenti o creme antibiotiche locali a scopo emolliente, cicatrizzante e protettivo.
In alcuni casi, infine, in alternativa ai tamponi si può ricorrere alla cauterizzazione, cioè la ‘bruciatura’ del capillare che sanguina, attraverso una elettrocoagulazione bipolare del vaso sanguigno interessato con apparecchiature dedicate”, conclude il dottor Foresti.
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