Il fumo di sigaretta è estremamente dannoso per la salute ma, nonostante questo, il 22% degli italiani sopra i 15 anni di età ne è dipendente. Le sostanze tossiche contenute nelle sigarette sono fattori di rischio conclamati per disturbi che interessano quasi tutti gli organi e gli apparati del nostro organismo. Oltre a questo aspetto, va sottolineato che il fumo di sigaretta risulta anche deleterio per il pianeta, oltre a essere una significativa voce di spesa nel proprio bilancio economico. Smettere di fumare, tuttavia, è possibile, seguendo percorsi differenti in base al proprio livello di dipendenza.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas.
Che cosa contiene una sigaretta
Il tabacco, componente principale delle sigarette, contiene una dose elevata di nicotina, responsabile di varie malattie, come i tumori, le patologie respiratorie e quelle cardiovascolari. La nicotina è considerata una droga e la sua azione su determinate aree del cervello provoca piacere, diminuzione dell’ansia e incremento della concentrazione, al punto da produrre una dipendenza pari a quella degli oppiacei. Quando si smette di fumare, i sintomi fisici che i pazienti sviluppano sono analoghi a quelli dell’astinenza e durano circa una settimana per poi affievolirsi gradualmente (le tempistiche, tuttavia, sono anche relative al livello di dipendenza).
Ai sintomi fisici da astinenza bisogna aggiungere inoltre quelli psicologici: la sigaretta diventa infatti con il passare del tempo un’abitudine sociale, per esempio legandosi a situazioni di socialità, o un rituale, come l’associazione tra la sigaretta e il primo caffè del mattino o l’assunzione di alcolici). Per questo motivo, quando si smette di fumare, si possono sperimentare sensazioni di ansia e depressione accompagnate dall’esigenza di accendersi una sigaretta anche diverso tempo dopo che i sintomi fisici dell’astinenza sono scomparsi.
Oltre alla nicotina, nelle sigarette sono poi presenti il monossido di carbonio e il catrame che, a sua volta, contiene al suo interno altre 4800 circa sostanze potenzialmente pericolose.
Quali sono i principali disturbi causati dal fumo di sigaretta
Dai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ammontano a circa 8 milioni i decessi annuali correlati al consumo di nicotina, con picchi nei paesi meno industrializzati dove le campagne di informazione e sensibilizzazione sui pericoli del fumo hanno meno presa sulla popolazione. Ma anche in Italia, come abbiamo detto, la percentuale di cittadini interessati dalla dipendenza da nicotina è molto alta. Il fumo di sigaretta risulta anche pericoloso per i non fumatori: il fumo passivo infatti risulta tra i fattori responsabili di 1,2 milioni di decessi all’anno (dai dati OMS).
Nello specifico, la nicotina provoca ipertensione arteriosa e risulta quindi un fattore di rischio per varie patologie cardiocircolatorie, tra cui insufficienza cardiaca, aneurisma aortico, ictus e cardiopatie. Vi è anche una correlazione acclarata tra il fumo e l’insorgenza di malattie tumorali, in particolare ai polmoni (circa il 90% delle neoplasie), al distretto testa-collo, a esofago, pancreas e colon. Quando si parla di tumori i dati sono particolarmente allarmanti perché sono strettamente associati agli anni di esposizione alle sostanze cancerogene e non alla quantità di sigarette fumate nel complesso o alla percentuale di nicotina. Tra gli altri disturbi associati al fumo di sigaretta si segnalano poi le malattie respiratorie, tra cui enfisema polmonare e broncopneumopatia cronica ostruttiva, e quelle gastrointestinali. Il fumo in gravidanza è inoltre estremamente pericoloso sia per la sopravvivenza del feto sia per lo sviluppo di patologie croniche nel bambino.
Il legame tra fumo e inquinamento
Ogni sigaretta fumata è un tassello in un più ampio schema produttivo che comporta un evidente dispendio in termini energetici e di utilizzo di acqua – un bene che in futuro rischia di diventare sempre più prezioso. La produzione di sigarette è anche nociva per la salute dei terreni usati per le coltivazioni, sia per via della deforestazione necessaria alle piantagioni, sia a causa delle sostanze per la concimazione e antiparassitarie che vengono utilizzate in larga scala. Inoltre il fumo di sigaretta contribuisce a immettere Co2 nell’aria andando a contribuire al surriscaldamento globale e le sigarette ormai consumate che vengono buttate, non sempre negli appositi contenitori, inquinano l’ambiente (una sigaretta impiega circa 12 mesi a decomporsi completamente).
Smettere di fumare e risparmio economico
Trattandosi di una vera e propria dipendenza, poi, il fumo di sigaretta ha anche un effetto sulle finanze personali. Soldi che potrebbero essere spesi in altro modo ma che, anche in situazioni economiche sfavorevoli, vengono utilizzati per l’acquisto di sigarette, andando a lungo andare, soprattutto in caso di fumatori con una dipendenza molto forte, a intaccare risorse che potrebbero invece contribuire ad altre spese necessarie per il proprio benessere e per quello dei propri cari. Infine non è da sottovalutare l’impatto del commercio di sigarette sul sistema sanitario: le patologie conseguenti all’esposizione alla nicotina vanno infatti a gravare sugli istituti ospedalieri e sulla medicina territoriale, comportando spese che non possono così essere ridistribuite per differenti esigenze sanitarie.
Come smettere di fumare: il Centro antifumo di Humanitas
Smettere di fumare, come abbiamo visto, è una necessità per la propria salute e per quella dell’ambiente ma, in base al grado di dipendenza, può rivelarsi più o meno difficoltoso in quanto i sintomi dell’astinenza, come l’ansia, l’insonnia, o la cefalea, potrebbero presentarsi con maggiore severità. Il Centro Antifumo di Humanitas vuole garantire ai propri pazienti un supporto specialistico che consenta di affrontare il percorso di abbandono del fumo nel modo più sereno possibile.
I percorsi che gli specialisti del Centro Antifumo di Humanitas proporranno sono personalizzati sulle esigenze del singolo individuo e in base a quello che risulta essere il suo quadro clinico. Tenendo conto del grado di dipendenza e delle condizioni del paziente, dunque, verrà fornito un supporto psicologico e eventualmente farmacologico per abbandonare la dipendenza.
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