Gio. Set 21st, 2023

Artrosi: cos’è e come si cura

11 Aprile 2022

Più del 30% degli italiani sopra i 65 anni soffre di dolori legati ad artrosi. Una patologia legata ad un danno delle articolazioni che non dipende soltanto dallinvecchiamento ma si associa ad altri fattori di rischio

Il primo di questi, purtroppo non modificabile, è la familiarità, quindi la presenza in famiglia di altri casi di artrosi, e anche il genere femminile, le donne, infatti, tendono a sviluppare un quadro di artrosi più precoce e severo rispetto agli uomini. Un fattore di rischio su cui, invece, è possibile intervenire è il peso: obesità e sovrappeso aumentano la possibilità di artrosi”, spiega il professor Carlo Selmi responsabile di Reumatologia e Immunologia Clinica in Humanitas e docente di Humanitas University, intervistato da Elisir su Rai3.

Il principale sintomo dellartrosi: il dolore alle articolazioni

Il principale criterio che permette di riconoscere lartrosi è il dolore alle articolazioniprincipalmente legato al loro utilizzo o al carico e associato a una breve rigidità mattutina, per esempio alle dita della mano, che impedisce di impugnare correttamente una penna. Se però questo tipo di rigidità si prolunga oltre i 30-60 minuti, allora potrebbe far sospettare la presenza di una malattia infiammatoria, come lartrite, e non degenerativa, come lartrosi”, continua il professor Selmi.

Il dolore legato allartrosi è cronico e aumenta subdolamente permanendo nel corso degli anni, e tende a peggiorare fino allimpedimento delle normali attività dellarticolazione. È un dolore che peggiora con luso e il carico: per esempio se parliamo di artrosi al ginocchio, un percorso in discesa su un sentiero di montagna è uno degli stimoli peggiori per quanto riguarda il dolore artrosico”.

Quali sono le tipologie di artrosi?

Lartrosi può essere localizzata, dunque presente in determinati distretti, come quello della mano, dove le articolazioni più colpite sono quelle distali e la base del pollice, oppure generalizzata, se colpisce diversi distretti allo stesso tempo. Lartrosi localizzata è quella che si presenta più di frequente nelle persone più giovani, basti pensare allartrosi del ginocchio, tipica degli sportivi; mentre lartrosi generalizzata è più caratteristica dellinvecchiamento

Lartrosi si distingue anche in primitiva, dunque priva di una causa che possa spiegare il meccanismo di degenerazione dellarticolazione, o secondaria, ossia dipendente da una causa specifica, per esempio anatomica, che comporta un cattivo allineamento delle articolazioni
Il distretto più frequentemente colpito dallartrosi è la colonna vertebrale, in particolare nel tratto cervicale e in quello lombare. Ma sono anche molto frequenti lartrosi del ginocchio e quella delle anche e delle mani”, approfondisce lo specialista.

Artrosi: quali esami fare per la diagnosi?

Lesame principale per diagnosticare lartrosi è la radiografia semplice dellarticolazione in carico, che consente di valutare se i due capi ossei allinterno dellarticolazione siano particolarmente ravvicinati. Ma sono utili anche una serie di altre indagini per escludere diverse forme di infiammazione, come lartrite

In altri casi, come per esempio per un sospetto di artrosi alla spalla, che potrebbe essere facilmente confusa con un dolore tendineo, alla radiografia si aggiungono lecografia e la risonanza magnetica”. 

I possibili trattamenti per lartrosi

La terapia dellartrosi ha lobiettivo di ridurre il dolore e permettere il corretto funzionamento dellarto. Quando si parla di antinfiammatori non si parla di una cura vera e propria, perché non consentono di riportare larticolazione allo stato originario ma il loro utilizzosempre sotto controllo medico e se non si riscontrano controindicazionipermette di controllare i sintomi. Per quanto riguarda questo aspetto, inoltre, sono in fase di sviluppo nuove e innovative terapie per il controllo del dolore, che prevedono luso di farmaci biologici a oggi non disponibili però in Italia.

Lobiettivo del trattamento dellartrosi è sempre la riduzione del dolore e il mantenimento delle funzioni nella vita quotidiana, dunque il primo passo prevede lutilizzo di farmaci antidolorifici più leggeri, come il paracetamolo, o un utilizzo oculato di antinfiammatori. Poi, se la situazione risulta più severa, si può ricorrere a terapie infiltrative, come quelle a base di acido ialuronico, fino ad arrivare a trattamenti di interesse ortopedico, come quelli rigenerativi, o alla chirurgia protesica”, conclude il professor Selmi.

Larticolo è tratto da unintervista del professor Carlo Selmi a Elisir (Rai 3) del 25 gennaio 2022. Per rivedere lintervista, clicca qui